NOTA INFORMATIVA:
Ricordiamo che i trattamenti sciamanici, trattamenti, spirituali e insegnamenti non sostituiscono i comuni, consueti e normali trattamenti e cure mediche praticati da medici qualificati.
La pratica sciamanica non è volta ad effettuare diagnosi mediche, no, sostituisce in alcun modo cure mediche appropriate o terapie professionali per problemi mentali, la pratica sciamanica, gli insegnamenti spirituali, non sono pareri medici e non devono essere considerati come tali.
La facilitazione di pratiche magico-sciamaniche, spirituali e relativi trattamenti e riti sono destinati al benessere dell’individuo e non creano un rapporto medico-paziente.
La pratica magica o sciamanica e spirituale non si rivolge alla risoluzione di problemi mentali, nè vengono accettati clienti con problemi mentali o sotto cura psichiatrica.
Da dove origina questo bisogno di un compagno, di una compagna spirituale ?

Salve a tutti sono Alex Peverada operatore olistico ed operatore esoterico specializzato in tecniche sciamaniche e tecniche magiche.
Esiste una compagna spirituale, un compagno spirituale, esiste qualcuno che ci possa capire se stiamo seguendo un percorso spirituale e accompagnarci in questo percorso spirituale o avere un grande rispetto per le nostre esigenze spirituali? Domanda da un milione di euro; esaminiamo le varie variabili.
Innanzitutto da dove origina questo bisogno di un compagno, di una compagna spirituale? Di base, secondo me, origina da una tensione, da un desiderio, da un’aspirazione di avere qualcuno che cammini a fianco a noi nel percorso che abbiamo scelto, sia esso lo sciamanesimo, sia esso il percorso cattolico, islamico, buddista, di reiki, un mix di queste cose… è un desiderio legittimo, comprensibile perché fondamentalmente quando una persona ha una trasformazione di vita che può avvenire in tempi rapidi o in tempi lenti e sceglie, decide di credere in Dio e affidarsi in Dio, meditare, pregare, attuare dei cambiamenti positivi nella propria vita che possono avere a che fare con una concezione non atea, non materiale della vita stessa, la persona trasforma anche le proprie abitudini, quindi, invece di andare a ballare il sabato sera o di andare al cinema, preferisce andare a partecipare ad un evento spirituale; invece di fare una vacanza a Rimini o in Sardegna o in qualsiasi altro posto, decide di andare in India o in Perù, è chiaro che se siamo single ci piacerebbe avere un compagno o una compagna che ci accompagna in questo viaggio avventuroso, di esplorazione di noi stessi, del mondo, su un piano differente, meno ludico, più profondo. Se invece siamo in coppia magari possiamo trovare che le nostre abitudini di vita possono interferire coi progetti del nostro partner il quale non ha nessuna intenzione di venire in ritiro spirituale con noi ma, preferisce andare a guardare la partita o a bere una birra e farsi una grigliata a casa degli amici.
Quindi, secondo me, da un lato c’è una aspirazione sana, un bisogno sano di essere capiti, compresi, accompagnati da un’altra anima nella gioia, nella felicità di fare un cammino terreno, nel contempo spirituale e per questo, per chi è praticante cattolico, può essere più facile (perché trovare un partner cattolico può essere più facile, è più difficile per chi segue una propria forma di spiritualità o altri percorsi spirituali più di nicchia). Comunque la ricerca è una tensione, un bisogno molto umano, molto comprensibile, d’altronde può nascondere però anche una difficoltà ad accettare il nostro partner attuale: questa è una cosa che vedo spesso, confondo il mio bisogno di ricevere e di stare con un partner spirituale con la crisi possibile nascosta col partner attuale o, il non accettare di non amarlo/a più e non identificarmi più nel rapporto con quest’uomo, con questa donna.
Un’esigenza di autorealizzazione, di realizzazione di coppia, di aspirazione spirituale o l’insoddisfazione di trovarsi in una coppia infelice?

Quindi i due motori possono essere – di questa scelta, di questa ricerca di un compagno spirituale – un’esigenza della propria autorealizzazione, di realizzazione di coppia, di aspirazione spirituale, l’altro invece l’insoddisfazione di trovarsi in una vita che non sentiamo perfettamente calzante per noi, in relazione al rapporto di partnership o di matrimonio o nella nazione in cui siamo.
Bisogna capire però, come ho detto nel mio video precedente sulla sessualità e spiritualità, che l’uomo ha una natura profondamente diversa della donna, siamo fatti fisicamente in modo diverso, siamo fatti anche interiormente, filosoficamente, spiritualmente, energeticamente in maniera diversa e quindi ritorno a ricordare alle persone che l’uomo, il maschile è proiettivo cioè, tende all’estroversione, tende a guardare fuori. Per questo agli uomini piacciono le partite di calcio, ed è per questo che all’uomo piace andare in giro con gli amici, in motocicletta, bere la birra, guardare fuori, l’uomo è proiettivo dai tempi della caccia, è un archetipo che si muove, l’uomo va in giro “con la lancia” e tutto ciò che è, che succede adesso nel maschile è attuale, è uguale, semplicemente traslato su comportamenti differenti all’apparenza. Perché si dice che l’uomo è cacciatore nei confronti delle donne? Vedete voi! Non è che vi dà una clavata in testa, è una metafora!
La donna è ricettiva e non c’è del femminismo o maschilismo che tenga perché la donna – non siamo sessisti quando diciamo che la donna è ricettiva e si occupa del focolare – è un archetipo. È ovvio che dal punto di vista della donna lei non deve stare a casa a fare la calzetta nel 2021 ma, mantiene il suo spirito, la sua energia femminile che è proiettata verso il ricettivo o meglio, è ricettiva, viceversa quella maschile è proiettiva. Quindi l’uomo guarda fuori, la donna guarda dentro non solo nello spazio di casa ma, nello spazio interiore, si guarda dentro.
L’uomo ha il fallo che punta fuori, la donna ha l’utero e la vagina che puntano dentro, la donna è molto più emotiva ha un complesso emotivo più vario ed il suo comportamento è molto più modulato da ormoni e anche da atteggiamenti spirituali di introversione. In un certo senso la donna è più in contatto con la propria sofferenza, ne parla, la esprime, la vede, la studia, la vive, l’uomo tende con l’azione, con l’agire a buttare fuori e quindi cerca di risolvere la propria sofferenza evitando di guardarsi dentro perché fa anche fatica, non gli appartiene e quindi magari in un momento di dolore va e gioca a calcetto con gli amici per sfogare la potenza della sua rabbia e del suo dolore e la donna non lo capisce. Come – dice tra sé – io mi chiudo in me stessa, nel mio dolore e questo va a giocare a calcio? Lo considera superficiale, forse. Forse non lo è, a volte sì, fa parte della natura dell’uomo, hanno meno pensieri, hanno meno preoccupazioni – i maschi – non prendete me come esempio, l’uomo fa fatica ad ascoltare, a capire, a guardarsi dentro, e la donna non si sente capita, tende ad idealizzare il bisogno di un uomo diverso -una donna con pene – cerca quello che conosce, lo stesso fa l’uomo, si aspetta una donna che abbia una vita di coppia simile alla propria, quindi quando si scontra con questo mondo interiore così complesso, così ricco di emozioni, non sa come gestirla al contrario la donna si aspetta e ricerca un uomo sensibile che la capisca, quindi spesso la ricerca di un compagno spirituale può nascondere la difficoltà che abbiamo di accettare l’altro sesso per quello che è, quindi sicuramente c’è una parte il bisogno legittimo di camminare con qualcuno che abbia rispetto o addirittura partecipi ai nostri movimenti spirituali, i nostri percorsi spirituali, le nostre riflessioni spirituali ma dall’altra c’è anche una difficoltà ad accogliere il partner che abbiamo o che troviamo in giro.
Sia l’uomo che la donna quando cercano fuori il partner spirituale, stanno cercando fondamentalmente una parte di una proiezione dei loro desideri…

Il partner non è né un incrocio fra Yogananda e Ghandi col corpo di Jason Momoa o di Superman e nemmeno per quanto riguarda il maschio non può essere il fisico di una pornostar, l’attitudine di una pornostar e le capacità di comprensione e di bontà d’animo di Madre Teresa di Calcutta! Anche l’uomo quando cerca fuori il partner spirituale, sta cercando fondamentalmente una parte di una proiezione dei suoi desideri. Quindi potremmo dire che in realtà noi vogliamo ciò che non abbiamo ma tutto sommato è umano, nel senso che se fossimo emotivamente, sentimentalmente e fisicamente completi, saremmo tutti ermafroditi come lumache. Siamo di genere maschile e femminile c’è un perché se abbiamo tratti caratteristici, è chiaro che anche qui escludo la questione omosessualità, mi scuso con le donne e con gli uomini che sono invece omosessuali, lesbiche, anche con i transessuali eccetera però ho difficoltà a trattare un tema specifico, il campo di omosessualità non lo conosco in maniera diretta, mi è molto più facile parlare della relazione uomo e donna perché la maggior parte della mia clientela sul piano professionale sono donne all’interno di un percorso spirituale e, la mia vita è quella di un uomo eterosessuale che si relaziona con donne eterosessuali quindi, ho proprio poca esperienza in altre aree. Credo però che, per quanto riguarda chi fa scelte vive, scelte e gusti, preferenze come volete definirli di non eterosessualità, così la prendo alla larga, non sia molto diverso: essere un omosessuale significa comunque andare a cercare un altro uomo, cerco lo stesso qualcosa che mi accompagni, qualcuno che mi accompagnerà nella vita, quindi è inevitabile che mi lascio affascinare dal diverso, semplicemente se non è una donna comunque avrà caratteristiche diverse da me, un’energia diversa, personalità diversi, dei gusti diversi e quindi tutto parte fondamentalmente da un bisogno, da una necessità legittima di volere ciò che non abbiamo, di accogliere qualcosa che non c’è nella nostra vita perché, se cerchiamo un partner esattamente identico a noi non lo troveremo mai! Cerco una donna uguale a me, senza la barba e col naso dritto, che faccia la sciamana, che mi viene vicino, che ami le stesse cose che amo io, che abbia gli stessi gusti alimentari che ho io, che abbia le stesse passioni che ho… siamo in 7 miliardi ma non la troverò mai!
Cosa bisognerebbe fare? Accontentarsi, cioè essere felici e guardare con un’ottica differente ciò che è già nella nostra vita.

Quindi c’è un elemento di idealizzazione nella ricerca di un partner spirituale soprattutto da parte della donna perché purtroppo, questo è un dato di fatto, basta girare i centri olistici, di uomini che fanno percorsi spirituali in campo olistico ce ne sono molti meno. Statisticamente c’è già uno squilibrio ma proprio per il fatto che ho detto prima, l’uomo è proiettivo, la donna ricettiva, l’una guarda dentro, l’uomo no. Quindi la ricerca di un compagno spirituale è molto più difficile per una donna che forse per un uomo per un fatto statistico ma può esserlo anche per l’uomo, perché? Perché l’elemento idealizzante c’è da parte di entrambi, dovuto ad archetipi che si muovono dentro fin da piccolini e piccoline cioè concetti che riguardano il principe azzurro, Biancaneve, la principessa, il guerriero. Questi archetipi che si muovono dentro di noi per motivi sociali, culturali, spirituali fanno sì che tendiamo ad idealizzare un partner. Non va bene il primo che arriva come compagno o compagna di vita, non credo proprio, sì c’è il cliché maschile “Basta che respiri” ma questo riguarda l’attività sessuale, sul resto non è vero, parliamo di compagni che restino o compagne che restano con noi per anni o addirittura tutta la vita. Stiamo parlando di persone che devono veramente incastrarsi bene con noi e quindi bisogna essere sicuri che si incastrino con noi altrimenti rischiamo di rimanere intrappolati in una idealizzazione, perciò questa non va bene, questo non va bene, questo va bene però manca quest’altro… Cosa bisognerebbe fare? Accontentarsi e qui sento subito le obiezioni!
Accontentarsi non significa prendersi gli scarti di qualcun altro, non significa rinunciare a qualcosa di più, ma essere consapevoli che l’amore è uno scambio.

Io non mi accontento, accontentarsi è per sfigati, accontentarsi è per chi non sa amare, perché non ama abbastanza, ho mendicato troppo le briciole di amore…
Accontentarsi non significa prendersi gli scarti di qualcun altro, non significa rinunciare a qualcosa di più ma essere consapevoli che l’amore è uno scambio. Se io chiedo troppo non ricevo, se io chiedo un po’ meno, ricevo quindi, “accontentarsi” non significa ripiegarsi su sé stessi, sul “non mi merito niente di meglio nella vita” con un’aria un po’ triste e depressa, accontentarsi può essere semplicemente essere felici e contenti e guardare con un’ottica differente ciò che è già nella nostra vita o, che sta arrivando.
Lo so non è facile perché viviamo in una società in cui tutti quanti siamo molto esigenti su tutti i piani incluso anche quello del partnership, quante persone entrano in un bar e chiedono un caffè di 1000 varianti diverse: lo voglio corto, lo voglio lungo, doppio, corretto, non corretto, mocaccino, cappuccino, senza il caffè, vegano, non vegano, con latte di soia… Vent’anni fa c’erano queste cose qua? No, non c’erano! La stessa cosa si vede in amore: forse sbagliavano, i nostri nonni, loro un partner lo avevano per tutta la vita e se lo tenevano. Magari lì era eccessivo, ad un certo punto non c’era più amore ma c’era più semplicemente l’abitudine e le difficoltà economiche di non riuscire a cambiare, c’è anche da dire che al giorno d’oggi però dopo sei mesi un gran numero di matrimoni sono già naufragati. Forse si poteva cercare di avvicinarsi di più, di accontentarsi nell’ottica che ho spiegato io, cioè di essere contenti dell’uomo e della donna che si ha, invece che pretendere sempre di più dalla vita e di più dal partner (e mi ci metto anch’io che non sono guru, che non sono il boss spirituale, che non ho capito tutto dalla vita, che non sono il partner perfetto eccetera eccetera eccetera).
Due movimenti oscillatori: chiusura totale da soli o all’opposto ricerca compulsiva del compagno spirituale

È proprio perché io ho visto, ho riscontrato questo comportamento in me oltre che in clienti, amiche e amici, del non sapersi accontentare, nel pretendere il diverso dall’altro, che si tende ad escludere tutto ciò che non va bene; ancora di più capisco sia il bisogno di un partner spirituale che la difficoltà a trovarlo!
Di fronte a questa difficoltà di trovare un compagno spirituale, una compagna spirituale che cosa succede molto spesso? Considerando che alcuni partner hanno creato traumi spirituali avviando quindi il processo di solitudine che ci porta alla via di protezione dell’allontanarci da altri partner possibili, chiudendoci nel nostro mondo.
C’è un mio vecchio video che dovreste vedere “Esiste la persona giusta in amore” ed uno ancora più vecchio, uno dei primi che feci “La paura di amare” che non ha un audio buono come questo ma consiglio comunque di guardarlo: parlano proprio di questa paura di mettersi in gioco e uscire dal nostro guscio di solitudine nel quale noi ci siamo belli bardati, corazzati, per paura di soffrire ancora, quindi molto spesso chi frequenta centri olistici, centri di meditazione, centri spirituali, ha questi due movimenti oscillatori: chiusura totale -mi basto da solo, vivo da solo, felice- o all’opposto, ricerca compulsiva del compagno spirituale o comunque ricerca del compagno spirituale.
Ma quindi questo partner, questa compagna/o spirituale esiste?

Ma quindi questo partner questa compagna/o spirituale esiste? E se c’è, sulla base di cosa dovremmo, potremmo trovarlo?
Sono un “destinista”. Credo nel destino, a prescindere dalle nostre forze, il matrimonio dura quel che deve durare, è già scritto se avremo o meno figli, quando dovremo morire, per quale motivo, cosa succederà nella nostra vita, che lavoro faremo…
La vita è come un copione scritto prima della nascita che dimentichiamo quando veniamo al mondo, in questo modo riusciamo a viverla come un’illusione, come un’esperienza nuova, in realtà stiamo salendo su un palco con la maschera addosso, dimentichi di quello che era il bagaglio di istruzioni e dettagli di cui eravamo consapevoli prima di salire sul palco stesso. Se abbiamo un compagno/a spirituale per noi è già scritto, dal mio punto di vista, non ha a che fare né con meriti né con altro.
Allora direte, voi se pensi che tutto sia già scritto e deve arrivare, perché fai pratica di sciamanesimo, perché fai il costellatore familiare, perché fai riti d’amore per lasciare andare, per attrarre?
A quanti di voi è capitato di incontrare l’amore apparentemente per caso?

Semplice, perché il fatto che sia scritto non significa comunque che non abbiamo un ruolo in questo! Ovvero se io sto chiuso in casa tutto il giorno sul divano e aspetto che mi bussi alla porta il partner spirituale non accadrà mai oppure è molto improbabile. Io potrei invece andare alla ricerca, fare dei riti per attrarlo più velocemente, potrebbero non funzionare, potrebbero funzionare e nessuno ci dirà se il partner che abbiamo incontrato lo abbiamo incontrato perché era nel destino che noi facessimo quella specifica azione, che ci ritrovassimo quel giorno, in quel punto, in quel luogo specifico oppure se comunque a prescindere dalla nostra azione lo avremmo incontrato. Non possiamo avere la certezza eppure, a quanti di voi è capitato di incontrare l’amore apparentemente per caso? Si incontra una persona che piace, si parla, senza scambiarci il numero eccetera e poi si rimugina dicendosi che non la si rivedrà più invece, ecco la si incontra ancora, è nato un amore; si pensa che il destino governa le relazioni umane, molto spesso le donne vengono da me dicendomi di aver fatto un sacco di lavori spirituali senza che l’uomo giusto arrivi: ora, chi ti ha detto che le cose sono correlate? Non credo che facendo cento costellazioni, dieci riti, venti lavori di reiki ad un certo punto arriverai ad attrarre il partner scritto che è giusto per te! Non è veritiero! Non è corretto far credere che se non hai lavorato ancora sulla mamma, sul papà, non arriva il partner: conosco operatori olistici sui 60 anni che sono 40 anni che svolgono lavori spirituali eppure non hanno trovato il partner perché non era destino. Come si fa a dirglielo? Se ne saranno resi conto o avranno forse accettato la cosa, quante persone hanno un primo matrimonio, un figlio e poi da allora in poi non hanno più grandi importanti storie d’amore? Magari hanno cercato, hanno desiderato, è probabile che hanno elaborato tutto ciò che dovevano elaborare, sono venuti sulla Terra per vivere quell’esperienza di un matrimonio che durasse solo tot anni, fare un figlio, e quello era lo scopo della loro incarnazione in relazione a questo tema: possono anche girare tutto il mondo ma se non è previsto un altro compagno o compagna, per loro non arriverà, questo è il mio credo. Si sentono molte voci, c’è chi dice “Eh certo, il partner non arriva perché non lo cerco” e, c’è chi dice “Eh ma quando smetti di cercare vedrai che arriva”, sono tutti cliché, frasi e luoghi comuni che si dicono magari per cercare di consolare un amico o se stessi, poiché in questo momento l’amore non riesce a manifestarsi o non può manifestarsi nella nostra vita.
La coppia sacra non è un obiettivo ma semplicemente un’eventualità

Quindi, se trovare il compagno spirituale, una compagna spirituale è più un fatto di destino che di libero arbitrio -ma questo non significa che non dobbiamo fare comunque un po’ di sforzi per cercarlo o per riconoscerlo quando arriva-, allora forse anche la coppia sacra non è un obiettivo ma semplicemente un’eventualità!
Oggi si parla molto di questa fantomatica coppia sacra dove lui e lei sarebbero i partner perfetti ideali, non entro nel discorso relativo al cervello in cui non credo molto ma, potete capire questa idealizzazione moderna dell’amore in cui lui è un incrocio fra Gandhi ed il principe azzurro e, lei all’incrocio tra una sacerdotessa e Biancaneve. Questa coppia sacra cammina nel mondo e davanti a loro si aprono tutte le strade spirituali, crescono, evolvono insieme, si aprono un centro olistico e poi arrivano tutti i clienti, istruiscono il mondo all’amore universale: bella, bellissima favola, la versione moderna di Cenerentola! Di coppie così ce ne sono pochissime, sono individui già illuminati e realizzati, pronti a vivere la coppia sacra non solo perché hanno risolto il rapporto con madre, padre e con tutte le vite precedenti ma, perché semplicemente è il loro piano di vita, come qualcuno ha dentro il piano di vita di sposarsi una, due, tre volte e ha relazioni che vanno male.
Le delusioni arrivano dalle illusioni che ci siamo fatti.

Loro hanno dentro il piano di questa cosa qua ma, per quanto sia una cosa bella, non è detto che sia davvero così bella, perché un conto è quello che vediamo, un conto è quello che accade poi dietro, potrebbero avere altri problemi che noi non conosciamo, altre sfide che noi non conosciamo, altri tipi di traumi. Quindi così come non andrebbe idealizzato il partner spirituale perfetto, non andrebbe neanche idealizzata la coppia sacra perfetta, sia che sia inteso io, un’altra persona, i Maestri del centro olistico, il grande scrittore spirituale, un personaggio famoso (senza citarne alcuni ma sapete benissimo di chi parlo) le tre o quattro coppie famose nel campo della spiritualità che sembrano gettare un esempio al mondo in stile “voi dovete diventare così”, -magari c’è anche un po’ di marketing dietro, mi fermo qua con le polemiche- io non penso che lavorando su se stessi porta al partner perfetto.
Il partner ideale, il partner che desideriamo e per cui a volte ci chiediamo “ma perché non mi merito anch’io una buona donna che mi ami?”, lo vorremmo dalla nostra parte, è una dimensione umana… Ripeto, non penso che lavorando su noi stessi siamo in grado di attirare il partner ma, dovremmo comunque lavorare su noi stessi per risolvere i nostri problemi, i nostri traumi anche se non non si trova un partner, d’altronde penso anche che molte coppie siano felici senza aver mai saputo nemmeno che cosa significa lavorare su se stessi. Invece molte altre persone che hanno lavorato una vita su se stesse, non hanno mai avuto rapporto di coppia felice nella propria storia e non c’è un percorso giusto per arrivare al traguardo, nella coppia ideale e spirituale quindi, accantoniamo illusioni e delusioni. Le delusioni arrivano dalle illusioni che ci siamo fatti.
Ho fatto anche io il rito d’amore, la costellazione per lasciare andare, stando a guardare l’orologio, aspettando che il partner si presenti come desiderato e poi arriva la delusione, l’aspettativa più alta viene meno. La settimana dopo si piange, capita, è umano e ciò ci rende così belli, così conflittuali, così contraddittori, così umani, così veri senza grandi idealizzazioni; a questo punto cosa possiamo fare? Non so la risposta, non sono un guru non devo dire che cosa dovete fare, scegliete voi, ognuno di noi ha il proprio stile di vita e forse questa è l’unica cosa che ha senso dirci, ripetersi.
La sfida per alcune persone è raggiungere una coppia sacra o comunque una coppia spirituale che avrà tantissime sfide diverse dalle nostre, la sfida di altre persone magari è passare buona parte la vita da soli, la sfida di qualcun altro sarà avere un matrimonio brutto da cui però imparare tanto soffrendo, lo so, ci sono vite apparentemente più fortunate, altre apparentemente più sfortunate. Di vite pienamente felici non ce ne sono mai e di vite prive di traumi non ce ne sono mai. L’unica cosa che per me ha molto senso fare è quindi accettare la nostra vita per quello che è. Un giorno tra le pieghe del destino si presenterà una persona che è veramente destinata a noi, qualcuno con cui iniziare un cammino profondo e spirituale, non dobbiamo farci conto ed alzare le aspettative poiché aumentano i rischi e le delusioni; se c’è l’opportunità di una ricerca non ossessiva, di eventuali partner, bene, ma nel frattempo non facciamoci grandi aspettative – e quindi nemmeno grandi delusioni- se questo partner non arriva. So che a volte può far male pensarlo, so che ci sono momenti in cui stiamo molto bene da soli e altri momenti in cui ci sentiamo il peso della solitudine per chi non è in coppia, mentre per chi è in coppia, sente di non essere una coppia felice: c’è sempre questa spada di Damocle nel capire se è il caso di chiudere, se chiediamo troppo da noi stessi o dall’altro partner oppure, se veramente viviamo una relazione che non ha più un futuro temporale, né spirituale, oppure vi è gioia, vi assicuro che non ci metto un briciolo né di invidia, né di sentimento negativo, avete tutta la mia gioia e onoro coloro che si amano e che hanno scelto un cammino di vita spirituale, uno spirito che porta gioia a voi stessi e a tutte le persone.
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Buona felicità, buona vita con il partner spirituale (oppure no).
Nota: il testo potrebbe avere ricevuto piccoli modifiche in relazione al video, con l’unico obiettivo di essere reso più fruibile e scorrevole all’utenza web rispetto al dialogo originario.
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