Il Senso di colpa
Io vedo il senso di colpa come una funzione non necessaria nella nostra psiche, quindi molto più vicino al concetto di condizionamento psicologico.
Salve a tutti sono Alex Peverada e oggi vorrei parlarvi del senso di colpa. Cos’è il senso di colpa un movimento o una funzione dell’anima? Un funzionamento psichico? Inteso come cerebrale dal punto di vista materiale? oppure un condizionamento comportamentale?
Domanda da un milione di euro!
Allora non vi dirò qual è il punto di vista psicologico accademico, anche perché non sono uno psicologo, non sono un accademico e soprattutto perché comunque sia diverse correnti di pensiero e diversi professionisti possono darvi un parere differente dal mio. E in maniera più autorevole!
Comunque anch’essi sono in qualche modo spesso in conflitto fra di loro.
Vi darò quello che è il mio punto di vista: il punto di vista di un praticante di sciamanesimo e soprattutto un punto di vista personale basato sulla mia esperienza.
Io vedo il senso di colpa come una funzione non necessaria nella nostra psiche, quindi molto più vicino al concetto di condizionamento psicologico e vi spiegherò, sempre dal punto di vista, come funziona.
Ci deve essere una parte di “giudice”, che determina la nascita del senso di colpa, questo giudice può essere un giudice interiore o un giudice esteriore.
Perché lo vedo così? Cosa possiamo fare con il nostro senso di colpa e con i nostri sensi di colpa?
Innanzitutto come “funziona” il senso di colpa?
Allora ci sono delle fasi principali, che ho identificato, dei ruoli principali che generano questo processo del senso di colpa. Ci deve essere una parte di “giudice”, che determina la nascita del senso di colpa, questo giudice può essere un giudice interiore o un giudice esteriore.
Vogliamo vederlo dal punto di vista freudiano? allora chiaramente Freud distingueva il la natura dell’uomo, della psiche umana, in tre parti: Ego, Es e SuperIo. Non approfondiamo oltre perché non è sede, semplicemente il Super Io è quel giudice interiore… quell’ insieme di norme che poi darebbero origine del senso di colpa. Il SuperIo che ci permette di darci un “regolamento” comportamentale sociale e quindi se lo volessimo vedere dal punto di vista Freudiano… il senso di colpa è generato da un conflitto o comunque da una relazione fra le nostre norme e regole interiori e le pulsioni.
Es: questo va fatto, questo non va fatto…etc…Allarghiamo il discorso un pochettino quindi a un concetto transpersonale, non prettamente materialista e non prettamente Freudiano degli aspetti psicologici e mentali dell’essere umano, permane comunque il concetto di senso di colpa. Se noi prendiamo in considerazione la religione cristiano/cattolica o quella ebraica, pur parlando delle origini e funzioni umani come se non fossero materiali ma transpersonali, di fatto c’è comunque questo senso di colpa che permane in tutta la cultura cristiano cattolica e nelle nostre vite.
Generalmente nelle religioni monoteiste c’è un concetto di colpa, senso di colpa e salvezza.
Generalmente nelle religioni monoteiste c’è un concetto di colpa, senso di colpa e salvezza, quindi potremmo dire dal punto di vista Freudiano c’è un giudice che interiore, dal punto di vista cristiano cattolico e di altre religioni monoteistiche c’è un giudice esteriore (che può essere Dio piuttosto che una serie i gerarchie spirituali) che giudicano e poi ci può essere un giudice interiore che è un riflesso di questo giudice esteriore. Ho creato, mi sono creato, un giudice interiore, una coscienza, “il grillo parlante” di pinocchio (risata) …comunque una parte di me di origine forse divina o comunque spirituale che mi guida e mi dice” questo è giusto e questo è sbagliato” e che determina poi i successivi passaggi evolutivi.
Allora quindi abbiamo: un giudice interiore, un esterno, poi abbiamo la norma, quindi il comportamento da adottare e di conseguenza quello da non adottare, una trasgressione… perché ovviamente se c’è una norma c’è la possibilità di trasgredire… e infine una eventuale processo di espiazione o comunque di riparazione del movimento di colpa.
Le fasi principali che generano un senso di colpa sono cinque: l’esistenza di un giudice, l’esistenza di una regola, la trasgressione, la colpa e infine espiazione o riparazione.
Queste sono le fasi principali che generano un senso di colpa e tutto il processo che ne è coinvolto. Quindi possiamo numerarle, sono cinque: l’esistenza di un giudice interiore o esteriore, l’esistenza di una regola o norma, l’esistenza di una trasgressione potenziale o reale, le esistenze di una colpa e infine eventualmente un movimento di espiazione o riparazione della colpa. Vi chiederete qual’ è quindi il tuo punto di vista in merito, il mio punto di vista è che è il senso di colpa in uno strumento non necessario simile al condizionamento.
Non è possibile non essere arrabbiati!
Si cresce anche nella rabbia!
Vi spiego il mio ragionamento e secondo me perché è così: fondamentalmente queste “norme”, la trasgressione, la colpa non sempre coincidono con qualcosa di oggettivo ma nella maggior parte dei casi è soggettivo.
Mi risulta molto più semplice spiegarvelo facendo l’ esempio di un educazione di un bambino. Avete mai osservato la “classica” mamma molto iperprotettiva che dice al figlio: non correre, non giocare, non ti muovere, non ti agitare troppo perché altrimenti sudi e poi ti ammali.
Questo è un condizionamento, una norma che viene passata al bambino da parte della madre; norma più o meno discutibile che non ha un valore assoluto, ha un valore relativo, un valore per la mamma.
Il senso di colpa viene generato a prescindere dal contenuto della norma che abbiamo introiettato, cioè che questa norma abbia un valore assoluto o un valore relativo.
Quindi il bambino introietta questa regola, così se corre, nel momento in cui si trova in quella condizione deve relazionarsi con questa situazione possibile o con altre situazioni analoghe …non sarà libero di correre e penserà dentro di sé “meglio che non corra perché la mamma mi ha detto che se corro sudo e mi ammalo”; magari sta giocando con altri bambini, si sente comunque coinvolto da questo gioco e allora trasgredirà alla regola della mamma ed entrerà in un conflitto interiore fa la norma e la trasgressione che si è attivata dalla sua voglia di giocare.
Infine ci sarà eventualmente una sorta di condivisione oppure confessione con la mamma di questa trasgressione, la quale potrà essere risolta con una punizione piuttosto che invece una soluzione da parte della della madre stessa. Il senso di colpa quindi si andrà a collocare esattamente fra il processo di trasgressione e il processo di risoluzione, quando il bambino sente questo conflitto interiore fra la norma ricevuta dall’adulto e il suo comportamento.
Questo è semplice capirlo, fondamentalmente noi possiamo essere in accordo con la norma della madre oppure no, ma ciò comunque non determina il fatto che il bambino non provi il senso di colpa. Il bambino lo proverà tendenzialmente sempre perché diventa una “funzione”, un “adattamento” di questo bambino per riuscire a stare nel mondo. Lui ha ricevuto una norma costrittiva dalla madre e si troverà per forza a trasgredire. Se la mamma, in conseguenza alla trasgressione di questa norma, sarà molto punitiva sarà sempre più elevato il suo potenzialmente senso di colpa nel momento in cui si trovano situazione analoga. Quindi il senso di colpa viene generato a prescindere dal contenuto della norma che abbiamo introiettato, cioè che questa norma abbia un valore assoluto o un valore relativo.
Nel campo degli adulti la stessa cosa succede quando ad esempio facciamo una promessa alla fidanzata, partner o ancora di più alla moglie in un contesto cattolico. Mi ritrovo a trasgredire alla norma implicita o esplicita del “non rapporto”(sessuale) con un’altra persona, quindi in quel momento se l’individuo sposato, coniugato dovesse trovarsi ad avere un’altra storia d’amore piuttosto che anche semplicemente un’altra attività sessuale con un’altra persona di nascosto contro la volontà della partner si troverà a provare potenzialmente questo senso di colpa.
Di fatto anche qui abbiamo la dimostrazione che il senso di colpa deriva semplicemente dall’aver trasgredito a una norma concordata o ricevuta da una terza fonte, concordata con il proprio partner o ricevuta da investitura nel momento in cui noi abbiamo scelto di essere sposati con una persona e il codice comportamentale cattolico prevede di non tradire non trasgredire questo rapporto di “fedeltà” coniugale.
Poche sono le cose giuste in senso assoluto al mondo! Tutto ha un valore relativo.
Quindi il fatto è abbastanza complesso, ma anche no! Dal mio punto di vista è complesso perché sono “mille” i casi in cui si può trasgredire a un accordo, una regola e quindi generarsi un senso di colpa… non così complesso perché semplicemente se noi li poniamo tutti sullo stesso piano e quindi ci rendiamo conto che nel 99% dei casi le regole sono scelte fra esseri umani e non qualcosa che ha valore assoluto… il senso di colpa non è altro che: “non sono riuscito a essere fedele a quella regola”, ma la regola non è detto che sia giusta!
Sia chiaro: poche sono le cose giuste in senso assoluto al mondo! Tutto ha un valore relativo; per una società tribale la poligamia è assodato e quindi per loro non è una trasgressione, per la società occidentale tendenzialmente monogama e soprattutto dal punto di vista delle religioni monoteiste invece lo è.
Poche sono le cose giuste in senso assoluto al mondo! Tutto ha un valore relativo.
Quindi il fatto è abbastanza complesso, ma anche no! Dal mio punto di vista è complesso perché sono “mille” i casi in cui si può trasgredire a un accordo, una regola e quindi generarsi un senso di colpa… non così complesso perché semplicemente se noi li poniamo tutti sullo stesso piano e quindi ci rendiamo conto che nel 99% dei casi le regole sono scelte fra esseri umani e non qualcosa che ha valore assoluto… il senso di colpa non è altro che: “non sono riuscito a essere fedele a quella regola”, ma la regola non è detto che sia giusta!
Sia chiaro: poche sono le cose giuste in senso assoluto al mondo! Tutto ha un valore relativo; per una società tribale la poligamia è assodato e quindi per loro non è una trasgressione, per la società occidentale tendenzialmente monogama e soprattutto dal punto di vista delle religioni monoteiste invece lo è.
A parer mio non è la voce della coscienza, è semplicemente un condizionamento psicologico.
Il disubbidire alla mamma che dice non correre è una trasgressione, però questo non significa che la norma sia giusta e relativa, è giusta per la mamma, per “quella” mamma. Quindi il bambino introietta tanti condizionamenti di questo tipo, da adulto alcuni li mette in discussione, altri non li mette in discussione; li fa propri o altri addirittura nemmeno li riconosce, li subisce e pensa di essere guidato dal senso di colpa come se fosse la “voce della coscienza”. A parer mio non è la voce della coscienza, è semplicemente un condizionamento psicologico e quindi la vedo molto più simile a come potrebbe vederla un’analista, un freudiano, una persona che ha un punto di vista ateo.
Ciononostante continuo a credere nell’esistenza di una natura spirituale dell’essere umano e comunque sia di una natura divina; semplicemente in questo caso, trattando il senso di colpa come una sorta di codice morale, come una sorta di comportamento e funzione sociale aderisco molto di più al punto di vista “ateo” rispetto a un punto di vista “cristiano cattolico”, che magari potrebbe vedere il senso di colpa come una funzione oggettiva e spirituale dell’essere umano.
Bene se pensate che il senso di colpa sia utile se una funziona spirituale che vada conservata, nutrita… non è la mia strada! Continuate così, rispetto il vostro punto di vista. Se invece pensate che sia una funzione che va comunque controllata, dominata, gestita o semplicemente di cui è possibile “liberarsi” incontrate il mio punto di vista. Credo che, in qualche modo, il senso di colpa sia qualcosa di più “subito” che una scelta attiva. Se rielaboro il mio passato, la mia adolescenza, il mio essere bambino, il mio attuale essere adulto mi rendo conto che il mio percepire sensi di colpa è diventato sempre meno frequente man mano che diventavo adulto. Man mano mettevo in discussione determinate norme, man mano mi creavo le “mie norme” etiche e morali personali; ciò non significa che non ci sia stata da parte mia un progresso o una crescita, un confronto su tematiche spirituali. Ho effettuato delle scelte che mi hanno portato a ridurre fortemente l’influenza del senso di colpa all’interno della mia vita. E com’è possibile allora, mi direte voi, se siete persone che comunque identificano il senso di colpa come una cosa non positiva… come è possibile liberarsi in parte dal senso di colpa?
Credo che il senso di colpa sia una funzione appunto psichica umana, sociale che aveva un ruolo necessario maggiore in passato. Era necessario avere più norme esterne e meno norme interne autodeterminate.
Altra domanda da un milione di euro! Allora personalmente credo che il senso di colpa sia una funzione appunto psichica umana, sociale che aveva un ruolo necessario maggiore in passato; in una fase diciamo più meno “matura” dell’essere umano, della storia dell’umano. Era necessario avere più norme esterne e meno norme interne autodeterminate. Ora in una fase di maggior cultura, esplorazione di sé, dell’essere umano… abbiamo meno bisogno di questa funzione qua per capire come andare in accordo con il nostro giusto e sbagliato. Quindi possiamo liberarcene, in parte.
Come possiamo farlo? Con un processo analitico: quindi con l’auto osservazione caso per caso.
Osservo il mio senso di colpa…quindi lo rimetto in discussione. Posso farlo con la meditazione.
Osservo il mio senso di colpa, vedo che si attua in questa situazione, ogni volta mi trovo in questa situazione lo trovo…quindi lo rimetto in discussione. Possiamo farlo con la meditazione, osservo, entro dentro di me, osservo tutto ciò che mi emerge dalla meditazione sul senso di colpa, mi concentro, mi chiudo in me stesso e parlo con il mio senso di colpa. Vedo quando nasce, quando emerge, che emozioni porta… ri osservo, rielaboro, ricapitolo tutte le sensazioni, tutti gli episodi che mi vengono in mente in merito.
Resto in questi ricordi, in queste queste emozioni fin che pian piano si dissolvono meditazione dopo meditazione. E’ come se io le creassi un film interiore in cui osservo questo contenuto mentale e lo lascio andare. La meditazione “tipica” che assolve questa funziona è quella definita Vipassana. E infine come altra soluzione posso fare un Viaggio Sciamanico, ed è quello che apprezzo tantissimo dello sciamanesimo.
Le tecniche dello Sciamanesimo consentono la possibilità di accedere a risorse esteriori che non siano necessariamente connesse al contesto culturale in cui sono
Le tecniche dello Sciamanesimo consentono la possibilità di accedere a risorse esteriori che non siano necessariamente connesse al contesto culturale in cui sono; quindi viaggio, contatto il mio animale di potere o la mia guida spirituale e dialogo con esso in merito al senso di colpa o in merito a ciò che mi ha generato un senso di colpa. Lì ho un confronto, un confronto diverso che non è solo quello con l’umano… per chi crede che queste risorse spirituali esistano abbiano possibilità di avere un terzo punto di vista nuovo; che non è quello del comportamento sociale, non è quello di un essere umano, ma non è quello di un’altra entità spirituale. Questa entità spirituale mai dà risposte dogmatiche e assolutiste ma tende a porci in condizioni da trovare noi le risposte, ci fa crescere; ci fa crescere attraverso una visione, un messaggio, attraverso un intuizione e in questo modo noi possiamo, passo dopo passo, con la nostra esperienza stessa crescere nella direzione dell’abbandono del senso di colpa.
Non sarà mai, almeno sulla base della mia esperienza, un abbandono totale. Sarà un abbandono parziale.
Tutto ciò che porta il senso di colpa è veramente utile? le sensazioni di rimorso? di rancore? lo star male con se stessi possono essere utili? Forse! … o forse no.
Lasciar andare magari certi aspetti ci risulterà più facile su altre tematiche magari ci risulterà più difficile. Ad esempio non sentirsi in colpa nei confronti di un familiare per azioni fatte non fatte; ma stando dentro questa esperienza di relazione con l’animale di potere, stando dentro questa esperienza di confronto con la persona che ci ha generato il senso di colpa, potremo capire la sua origine e forse alleviare un po’ i nostri sensi di colpa o lasciarli andare o eliminarli. Perché in fondo lo sappiamo benissimo tutto ciò che porta il senso di colpa è veramente utile? le sensazioni di rimorso? di rancore? lo star male con se stessi possono essere utili? Forse! forse in taluni casi, forse in una certa fase dell’umanità… pur essendo in un certo contesto… o forse no forse possiamo trasformare semplicemente ciò che ha generato la colpa in una responsabilità. Vedere tutto dall’ottica della responsabilità, quindi mi faccio carico di una responsabilità perché una azione la ho commessa o non la ho compiuta; invece non mi faccio carico della colpa. La colpa è un concetto aggiuntivo, ma la responsabilità è più inerente al fatto.
La colpa è più inerente al giudizio. Osservarsi con distacco e osservare le azioni con un distacco ci porta più vicino al concetto di responsabilità e un poco meno al concetto di colpa. E quindi se noi ci assumiamo le nostre responsabilità in chiave di crescita ma non in chiave di senso di colpa.. forse lo vivremo anche meglio!
E infine se vogliamo riassumere il percorso che abbiamo fatto prima abbiamo: il giudice interiore o esteriore, con cui possiamo dialogare… da adulti se è interiore ce lo vediamo da soli, se esteriore tipo una madre, una compagna, un capoufficio possiamo confrontarci.
Quindi osserviamo la norma, se non la sentiamo nostra, trasgrediamo consapevolmente ma senza senso di colpa; e cioè osserviamo la norma, ci assumiamo la responsabilità di scegliere se questa norma ci appartiene oppure no. E se ci appartiene e abbiamo trasgredito, prendiamo la responsabilità di questa azione e cresciamo attraverso l’assunzione di questa responsabilità. Ma non mi faccio carico necessariamente della colpa, che è un processo aggiuntivo, un processo stesso non necessario. Già l’esperienza di vita mi sta dando una possibilità di crescita, non c’è bisogno dell’aggravante della colpa.
Al nostro giudice interiore possiamo dire: io mi prendo la responsabilità e la colpa la lascio lì con tutto il carico di emozioni negative prodotto che ne consegue.
La colpa la possiamo lasciare all’ambito legislativo, perché nella nostra società è necessario, ma al nostro giudice interiore possiamo dire: io mi prendo la responsabilità e la colpa la lascio lì con tutto il carico di emozioni negative prodotto che ne consegue.
Secondo me c’è crescita spirituale comunque, nel momento in cui noi ci facciamo carico di una responsabilità, la vediamo, cresciamo in relazione ad essa c’è già un percorso, una crescita.
Più facile forse per coloro che sono vicino a filosofie orientali o per coloro che non sono nati in contesti occidentali, perché è la religione monoteista occidentale quella tendenzialmente più vicina al concetto di colpa…che si innesta nel peccato originale.
Da parte mia ci può essere progresso spirituale crescita spirituale, crescita interiore, evoluzione senza essere materialisti anche liberandosi dal senso di colpa.
Buona libertà! Buona assunzione delle vostre responsabilità.
Ciao ciao senso di colpa, mi hai tediato abbastanza.
Nota: il testo potrebbe avere ricevuto piccoli modifiche in relazione al video, con l’unico obiettivo di essere reso più fruibile e scorrevole all’utenza web rispetto al dialogo originario.
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