NOTA INFORMATIVA:
Ricordiamo che i trattamenti sciamanici, trattamenti, spirituali e insegnamenti non sostituiscono i comuni, consueti e normali trattamenti e cure mediche praticati da medici qualificati.
La pratica sciamanica non è volta ad effettuare diagnosi mediche, no, sostituisce in alcun modo cure mediche appropriate o terapie professionali per problemi mentali, la pratica sciamanica, gli insegnamenti spirituali, non sono pareri medici e non devono essere considerati come tali.
La facilitazione di pratiche magico-sciamaniche, spirituali e relativi trattamenti e riti sono destinati al benessere dell’individuo e non creano un rapporto medico-paziente.
La pratica magica o sciamanica e spirituale non si rivolge alla risoluzione di problemi mentali, nè vengono accettati clienti con problemi mentali o sotto cura psichiatrica.
Viviamo nella società consumistica dove chi spende i soldi pretende e quindi si rapporta anche al mondo dello spirito così!

Salve a tutti sono Alex Peverada operatore olistico ed operatore esoterico specializzato in tecniche sciamaniche e tecniche magiche
Riprendo questa frase, “c’è troppo consumismo spirituale”, una frase condivisa in privato da una mia allieva in formazione della scuola di sciamanesimo che ha quasi terminato e riceverà un training specifico per farmi da assistente e la vedrete in cerchio con me. Cara Elisa ti ringrazio per questo spunto che mi hai dato.
Ovviamente Elisa non si riferiva a me, al mio percorso altrimenti significa che non sarebbe soddisfatta di quello che sta apprendendo, in realtà è molto soddisfatta. Si riferiva all’atteggiamento che molti occidentali hanno verso il tema della spiritualità. Viviamo nella società consumistica dove nel momento in cui spendiamo i soldi pretendiamo e quindi ci rapportiamo al mondo dello spirito esattamente come ci rapportiamo alla segretaria di un motel, di un ristorante: prenoto, pago quindi tu mi devi dare e io devo essere soddisfatto.
Non funziona così, almeno nella spiritualità.
Premetto che ci sono persone che pretendono anche se non pagano, gente che partecipa ai gruppi Facebook e pretende risposte immediate a titolo gratuito, gente che telefona al numero di un professionista e pretende a qualsiasi orario risposte gratuitamente ma anche per quanto riguarda coloro che pagano devo darvi una brutta notizia: il maestro, l’insegnante non deve necessariamente piacervi, deve darvi qualcosa di utile alla vostra crescita e non ve lo deve dare gratis e non parlo di denaro ma solo dopo che voi avete superato delle prove, questo è il concetto di consumismo spirituale.
Un tempo per gli sciamani ma anche per altri percorsi spirituali, era necessario guadagnarsi il favore degli spiriti attraverso prove iniziatiche…ora basta pagare?

Partecipo ad un seminario di reiki, pago, vado lì, più o meno ascolto, ricevo l’iniziazione, imparo le posture delle mani per i trattamenti e ora – non è una mia critica sia chiaro, sono stato avviato anch’io vent’anni fa – posso praticare. Non funziona così, l’approccio con cui le persone si pongono nei confronti di qualsiasi pratica spirituale (vado, pago, mi attivo) esclude la prova e, se c’è un problema non può che essere il maestro, figuriamoci se sono io allievo o cliente!
I problemi devono essere risolti dall’operatore, facilitatore, maestro, io ho portato i soldi, quindi è il maestro che deve pensarci, deve piacermi oltretutto, altrimenti, se non mi va bene, cambio, non mi metto in discussione io come cliente, cambio maestro, cambio tecniche finché non trovo il maestro che mi coccola, che mi accudisce, che mi accoglie, visto che nessuno lo fa. (Punto di vista errato).
Un tempo per gli sciamani ma anche per altri percorsi spirituali, era necessario guadagnarsi il favore degli spiriti attraverso prove iniziatiche.
Oggi si ha la pretesa che l’insegnante adatti costantemente ad ogni persona quindi, con quella persona dev’essere più duro, con l’altra persona più morbido?

Oggi invece ci si iscrive ad una scuola di sciamanesimo, un buon corso di shiatsu e non si fa nemmeno fatica, anzi!
Si ha la pretesa che l’insegnante adatti costantemente il tono emotivo, il registro linguistico, le sue doti comunicative, la sua empatia ad ogni persona quindi, con quella persona sarà più dolce, con quella persona dev’essere più duro, con l’altra persona più morbido…
Non potete chiedere questo! Il professionista è ciò che è, l’insegnante è ciò che è, coi suoi limiti, i suoi pregi, questo non significa che un insegnante debba fare quel che vuole, il bello, il brutto cattivo tempo ma spesso, un insegnante volontariamente o involontariamente vi farà del male per farvi crescere quindi stimolerà i vostri punti oscuri, i punti irrisolti per aiutarvi a superare i traumi.
A volte non lo fa apposta, altre volte invece lo fa apposta per farvi crescere: non siamo ai livelli degli sciamani che ti mollano nella giungla e, se esci con un coltello in mano vivo dopo due settimane sei uno sciamano, sei un guerriero, altrimenti no.
Ho fatto il mio dovere di allievo oppure ho passato il tempo a puntare il dito verso il collega, l’insegnante, l’altro cliente, quest’altra persona?

Non si chiede tanto a noi occidentali.
Si chiede di metterci in discussione e trarre merito da questo percorso: ho fatto il mio dovere di allievo oppure ho passato il tempo a puntare il dito verso il collega, l’insegnante, l’altro cliente, quest’altra persona?
Chi mi ha seguito come insegnante vede che cerco di mettermi sempre in discussione, ho un certo seguito nonostante la crisi, ho comunque persone che arrivano e sono soddisfatte, ovviamente non posso piacere a tutti, non posso soddisfare tutti anche perché io non sono uno chef che deve cucinare quello che piace a te e ti soddisfa, io devo esserti utile, il maestro non deve piacerti, deve essere utile, sono un osso cavo, trasporto l’energia dell’universo spirituale, se posso ti aiuto, se riesco ti aiuto, faccio sempre il possibile ma tu, come cliente, come allievo, ti sei messo in discussione oppure hai usato il consumismo spirituale come approccio?
Hai pagato la quota del seminario, hai partecipato e poi hai detto l’insegnante non mi piace, le altre persone non mi piacciono, la location non mi piace, lo sciamanesimo non fa per me o, ti sei posto una domanda differente?
Non è che ciò che non ti piaceva, ciò che ti infastidiva, non è tanto che il maestro non è alla mia altezza perché non è abbastanza elevato ma forse io come allievo o allieva non ho messo abbastanza impegno?
Nel momento in cui abbandono un percorso posso sempre dire che è colpa del maestro, che non è il percorso giusto, che non ho abbastanza soldi…

Nel momento in cui abbandono un percorso posso sempre dire che: “il maestro non era un vero maestro, non è il percorso giusto per la mia strada, non ho abbastanza soldi, avrei dovuto fare quell’altro percorso al posto di questo“… si ritorna al consumino spirituale: ho pagato, ho suonato al ristorante della spiritualità non mi hanno soddisfatto! Beh, un percorso spirituale è un percorso duro, fatto di prove iniziatiche, di grandi sforzi, di tanta umiltà necessaria sia per tenerlo, sia per riceverlo. Nel mio percorso spirituale pensate che non abbia preso le bastonate sui denti, pensate che quando insegno o quando faccio il facilitatore di un sistema individuale non stia crescendo anche attraverso quello? Certo non è solo il dolore dell’altra persona, c’è sempre qualcosa di mio quindi chiedetevi ho abbandonato un percorso per colpa del maestro che era infantile o, ho abbandonato un percorso per colpa dello sciamanesimo che è troppo duro per me, ho abbandonato il percorso per colpa di mia mamma che non voleva farmelo fare?
Queste sono le spiegazioni che andate in giro a raccontare ma, voi stessi, guardandovi nello specchio chiedetevi: sto usando il consumismo spirituale e quindi pretendo dal mondo, pretendo l’insegnamento giusto, pretendo questo piuttosto che quest’altro oppure, umilmente mi sforzo di andare oltre i miei limiti, di meritarmi, di insegnamenti spirituali, di meritarmi le guarigioni spirituali eccetera eccetera eccetera?
So che può sembrare stupido pagare e provare anche dolore, piangere, rimanerci male. La vita è un posto duro, ce lo siamo dimenticati?

Io cerco sempre di mettermi in discussione e nel momento in cui una persona si allontana da me nonostante i molti successi spirituali che ho avuto e che sono testimoniabili (vedasi le recensioni online), mi dico sempre se potevo fare diversamente, se potevo fare meglio, dove ho sbagliato e dove non voglio più sbagliare.
Queste quattro domande le sottopongo a voi e chissà se quelle persone che si sono allontanate da un percorso spirituale, un percorso di sciamanesimo, di reiki, un corso di tarocchi, invece che puntare il dito verso l’insegnante che non è abbastanza empatico, verso una tecnica che non è abbastanza giusta, e il corso che è costato troppo o troppo poco eccetera eccetera, si fanno queste domande.
Io come individuo, come persona ho dato il meglio di me non perché pagavo, è giusto che io pretendo, non sono al ristorante, non sono al cinema dove pago il biglietto e quindi desidero che il film sia il più bello, il più divertente, vi sia più intrattenimento possibile.
So che può essere stupido, sembra stupido il tipo di visione per cui si paga e si deve anche provare dolore, piangere, rimanerci male.
La vita è un posto duro, ce lo siamo dimenticati?
In occidente ci piacciono le comodità, siamo abituati ad avere mille vizi, non è così in un percorso spirituale, non è così in un percorso antico come lo sciamanesimo che poi ti dà enormi poteri ma, ti chiede prove per poterlo ottenere e l’umiltà di saperlo gestire.
Senza gli spiriti guida, ero una persona che non riusciva a portare il potere personale e il potere creativo da dentro a fuori o, solo parzialmente.

Io ogni volta che prendo il rapé – un tipo di tabacco da fiuto, una pianta di medicina del Sud America, è legale, non vi preoccupate – mi chiedo e chiedo all’universo, chiedo allo spirito del rapè di essere uno sciamano più potente, un mago più potente per il bene della mia comunità, non mi interessa per il mio bene, non me ne faccio niente del potere personale, non pensiate che i miei iscritti al canale servano per rimpinzare il mio ego, non mi interessa, mi servono solo perché io così posso aiutare più persone e assolvere la missione che mi hanno dato gli spiriti.
La missione che mi hanno dato gli spiriti è essere guida, canale dell’energia di questo dono che mi è stato fatto e glielo devo perché io prima di intraprendere il percorso di sciamanesimo, ero un depresso, ero una persona che non riusciva a portare il potere personale e il potere creativo da dentro a fuori o, solo parzialmente.
L’umiltà di non pretendere che tutto sia buono, confortevole, bello, carino come piace a noi altrimenti cambio maestro, percorso spirituale.

Mi hanno liberato, mi sono liberato. Quante volte mi sono detto che il cerchio sciamanico non avevo più voglia di tenerlo, non avevo più desiderio di tenere un nuovo seminario, poi arrivi, vedi le persone che aspettano che porti lo strumento con cui lavorare e lì, in quel momento, mi scende un’energia dall’alto che supera la forza di resistenza.
Faccio un atto di umiltà, la stanchezza se ne va e dico: ci sono persone che stanno aspettando il mio aiuto, ma questo aiuto non deve essere gratuito e non parlo di denaro, questo aiuto non lo metto solo io, lo mette l’altra persona.
Il 50% lo metto io, 50% o mette ‘altra persona attraverso le prove, attraverso gli sforzi, la vita è un posto duro, eh? Anche se ci vogliono far credere che non lo è…Lo è!
Non siamo più dei selvaggi, non dobbiamo fare il digiuno di una settimana, mangiare carne di serpente, stare nella giungla per acquisire poteri sciamanici e forse gli antichi lo considererebbero ancora giusto; a noi si chiede perlomeno di avere l’umiltà del rispetto dell’insegnante, l’umiltà del rispetto degli altri colleghi e allievi, l’umiltà di non pretendere che tutto sia buono, confortevole, bello, carino come piace a noi altrimenti cambio maestro, percorso spirituale. Non ci troviamo in un hotel a cinque stelle pieno di angioletti e lacrime, sangue e fango, ci fanno uscire vittoriosi dalle sfide della vita e ci permettono di scansare trappole e diventare saggi, umili, farci piccoli.
Uno sciamano non vuole mai diventare uno sciamano, ci si ritrova ad esserlo.
Buone riflessioni e grazie di tutto!
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Nota: il testo potrebbe avere ricevuto piccoli modifiche in relazione al video, con l’unico obiettivo di essere reso più fruibile e scorrevole all’utenza web rispetto al dialogo originario.
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