Lavorare con gli antenati per riparare gli irretimenti del presente
Paolo è un uomo di mezza età, alto e robusto. Visto da dietro potrebbe sembrare un boscaiolo, un bracciante o un artigiano, le spalle leggermente incurvate in avanti, quel tipo di persone che sembrano dirti: “ho lavorato con le mani per una vita intera, chino sul mio mestiere, e sono stanco”.
Paolo invece quella vita non la ha condotta affatto ma il suo fisico robusto e la sua postura indicano un altro tipo di vita. Quella di coloro che portano dentro un grande peso e dolore, e sopra le spalle un macigno.
E mentre il suo corpo da omone suggerisce altro, il suo viso è fortemente in contrasto. E’ il viso di un bambino, tondo e dolce. Paolo dai suoi occhi trasuda bontà e generosità che mal cela con un pizzetto; un pizzetto che non riesce affatto ad indurire i suoi morbidi lineamenti.
Oggi indossa una t-shirt nera, con disegnato un lupo, che stride ancora di più rispetto al suo reale viso da orsetto lavatore.
Il Lupo invece è un animale totemico che suggerisce tutta la fierezza, la spietatezza, e la ferocia che Paolo evidentemente vorrebbe avere ma che non ha ancora trovato dentro di sè.
Chiedo a Paolo cosa lo perplime, quale è il concetto, il pensiero ricorrente, la credenza sulla quale vorrebbe che lavorassimo.
Si guarda dentro, sospira, e compie un grande atto di coraggio e umiltà: “vorrei che tu lavorassi sull’origine della mia bassa autostima, che da tempo mi accompagna”. Annuisco, e lo comprendo.
Mi stendo al suo fianco, dal lato del suo cuore. Stabilisco un contatto fisico, e uno metafisico.
Colui che deve suonare il tamburo sta compiendo il dovere più che egregiamente, procede a ritmo costante ma suono crescente, più il suono cresce più i brividi percorrono il mio corpo e il Viaggio Sciamanico inizia.
Scendo nel Mondo di sotto, mi fondo con il mio Animale di Potere, corriamo lungo distese d’erba infinite solcando un sentiero lungo e stretto, a sinistra e a destra intorno a me solo qualche albero e rocce isolate ed enormi che sembrano menhir. Poi scorgo l’enorme collina con i portali. Infinite porte si affacciano sui lati, se dovessi sceglierne una mi perderei.
Mi accoglie il Guardiano delle porte degli Antenati, mi sorride, mi dice che mi stava aspettando.
Gli spiego il mio Intento e mi dice che già sapeva tutto.
Arriva anche l’Animale di Potere adibito alla Pulizia delle Linee ancestrali, un puma.
Il Guardiano ha un grosso mazzo circolare di chiavi appeso alle cinta, come quello delle fiabe che mi raccontavano da bambino, lo estrae e mi conduce su un leggero pendio, saliamo e si sofferma di fronte a una delle mille porte. “Ecco”, aggiunge, “da qui parte la linea ancestrale, dal padre di Paolo in poi”.
Il tunnel è totalmente buio, e spira un vento gelido da dentro. Il Puma annusa l’aria, i baffi tremano, le zampe fremono. Gli chiedo: “Portami alla Sorgente dei problemi di Autostima di Paolo”. Mi risponde che non c’è una sola causa, altri lavori andranno fatti, ma sicuramente questa è una delle più importanti concause.
Tutto è intrecciato. Tutto è connesso.
Mi fondo con il Puma, entro in lui. E parte una frenetica corsa.
Subito mi compare una immagine, siamo molto, molto indietro nel tempo. Vedo un combattimento tra uomini in armatura, secoli e secoli fa. Sento il clangore delle armi e della ferraglia.
Poi un colpo decisivo. Lo sento nel corpo, ed ho un leggero sussulto nel mondo “reale”; fortunatamente io i dolori e gli odori nel Viaggio Sciamanico non li sento. Sono un visivo, con tutti i pro e contro che conseguono da questa condizione.
Sangue ovunque, il perdente è l’antenato di Paolo, il combattimento parte di una lotta per terre.
Seguono altri due duelli, saltando generazioni, uno coinvolge figure che sembrano vestite da Lanzichenecchi, l’altro è più recente.
Immagini confuse si alternano. Mi viene comunicato che gli antenati di Paolo si sono sempre identificati fin da allora con il ruolo del “perdente”, rimanendo uccisi per motivi di beni, possedimenti o donne.
Le loro vite ruotavano intorno a quell’evento centrale, inconsciamente attratte verso quel buco, quel vuoto, da riparare.
E anche il padre di Paolo, che so essere morto più di 20 anni fa, portava quel destino; ma collocato in un contesto sociale che non consentiva più la lotta, il duello, il delitto come strumento quotidiano…poteva solo scegliere un incidente o una malattia per assolvere il proprio “karma”.
E così fece, perendo.
Vedo il Puma leccare le pozze di sangue dei duelli, forse intento a risanare questi bagni di dolore. Gli chiedo se posso fare qualcosa e cosa sta facendo…mi fa capire che lo devo lasciare lavorare in pace.
Annusa l’aria, riflette, poi mi dice “Paolo ha un ruolo attivo, se vuole completare il lavoro. Deve fare combattimento con la spada in armatura, o almeno fare sport da combattimento. Digli che sarà molto difficile per lui, tenderà a sconfortarsi e a mollare di fronte alle difficoltà delle prime sconfitte.”
Io so che a livello sportivo viene praticata ancora la lotta in armatura, vi ho assistito. E’ pericoloso ma comunque svolto con criteri di sicurezza. Nella peggiore delle ipotesi potrebbe fare kendo o un arte marziale, mi ripeto tra me e me.
E’ quello che fa per lui, per un omone della sua stazza.
Non ha 20 anni, ma non ne ha ancora nemmeno 50. Può farcela, ha ancora 10-20 anni per tenersi allenato.
Torno alla collina, incorporando il Puma.
Usciamo dalla Porta della Linea Ancestrale e per un attimo la parte razionale e logica del mio cervello prende il sopravvento.
Chiedo al Guardiano e all’animale. “Ma siete sicuri di ciò che abbiamo visto? Siete sicuri che è proprio quello?”
Il guardiano, mentre chiude la pesante porta, mi lancia di traverso una occhiata spietata che mi gela il sangue, e a cui fa eco il ringhio del Puma. Un brivido mi corre lungo la schiena, e comprendo di avere fatto un errore.
Taccio e loro soprassedono.
Prima di accompagnarmi sulla via del Ritorno, il Puma mi comunica che Paolo dovrà fare anche uno o più recuperi dell’Anima in merito alla morte del padre.
Torno dal Viaggio, il Palo Santo mi accoglie mentre mi guardo attorno. Paolo aspetta la mia Visione.
Gli racconto tutto e lui annuisce, gli chiedo di cosa è morto suo Padre e mi risponde che è morto di cirrosi epatica, giovane. Aveva 55 anni e ha trascurato la sua salute, anche evitando di assumere farmaci.
Gli faccio “si è lasciato morire. Di una “ferita” interiore mortale, il Fegato è un’organo estremamente importante. Tuo padre ha accolto il suo destino.”
Paolo annuisce e mi dice che, per completare “il caso”, il destino ha voluto che la sua compagna sia cintura nera di Karate; ma lui non ama gli sport di combattimento che non vuole praticare.
Gli dico “ovvio, è ciò di cui hai bisogno, per questo ne rifuggi”.
Mi risponde “Ma ora ho iniziato a praticare Yoga con Lucia, la sua compagna”.
Esplodo in una risata. “Yoga? Ma tu hai bisogno di duro contatto fisico. Ti serve la lotta.”
Mi congedo.
Caro Paolo, il mio compito lo ho svolto, così come hanno fatto gli Spiriti.
Il destino è ora nelle tue mani, e solo tue.
Nessuna forza ancestrale nè antenato trattiene il tuo Potere personale, ora.
Il Tuo destino è nelle tue mani.
Mitakuye Oyasin.
Tutte le nostre relazioni.
Buon Viaggio, Fratello.
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